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La discriminazione dei 120 giorni per i Corsi INDIRE

La discriminazione del limite dei 120 giorni per i corsi INDIRE: esclusione ingiustificata e possibile ricorso collettivo

Negli ultimi mesi, il dibattito sulla partecipazione ai corsi INDIRE per il riconoscimento del titolo di specializzazione sul sostegno si è intensificato, portando alla luce una disparità di trattamento che rischia di lasciare esclusi migliaia di docenti. Il nodo cruciale è il requisito dei 120 giorni, imposto dall’art. 7 del D.L. 71/2024, convertito nella L. 106/2024, che condiziona l’accesso ai corsi alla pendenza oltre i termini di legge del procedimento di riconoscimento del titolo estero o alla sussistenza di un contenzioso giurisdizionale.

La norma prevede che possono partecipare ai corsi INDIRE coloro che “hanno pendente, oltre i termini di legge, il relativo procedimento di riconoscimento, ovvero hanno in essere un contenzioso giurisdizionale per mancata conclusione del procedimento entro i termini di legge, possono iscriversi ai percorsi di formazione”

Coloro che hanno un provvedimento di diniego potrebbero non partecipare al percorso INDIRE, per questo consigliamo di impugnare immediatamente i provvedimenti al TAR in ragione delle sentenze sul sostegno ottenute dallo studio di RicorsiScuola.it (maggiori dettagli > TAR Lazio riconosce titoli rumeni: accolte le tesi dei Docenti e Vittorie al TAR per il Riconoscimento del Sostegno conseguito in Romania e TAR Lazio: Sentenza storica sul Riconoscimento delle qualifiche estere) e lo studio attiverà una apposita procedura per la sospensione degli effetti del diniego.

Profili di illegittimità della norma

Questa norma presenta evidenti profili di illegittimità costituzionale, in quanto viola:

  • L’art. 3 della Costituzione Italiana, che sancisce il principio di eguaglianza, discriminando irragionevolmente docenti con titoli identici solo in base alla tempistica della loro domanda di riconoscimento.
  • L’art. 97 della Costituzione, che impone il principio del buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione. L’imposizione di un termine arbitrario e la conseguente esclusione di docenti già in possesso della specializzazione sono contrarie a questi principi.
  • L’art. 6 della Direttiva 2005/36/CE, che disciplina il riconoscimento delle qualifiche professionali in ambito UE e che potrebbe essere violato laddove l’Italia applichi restrizioni non giustificate ai percorsi di abilitazione acquisiti in altri Stati membri.

Molti docenti che hanno completato i percorsi di specializzazione in università estere accreditate si trovano oggi bloccati da questa soglia temporale arbitraria.

Le richieste al Ministero e il rischio di contenzioso

I docenti esclusi stanno chiedendo un intervento immediato per correggere questa stortura e avanzano una proposta concreta:

  • Attivazione di un secondo ciclo di corsi INDIRE, destinato a coloro che non rientrano nel primo a causa del requisito temporale.
  • Proroga al 2026 per l’attivazione di ulteriori percorsi di formazione, consentendo a tutti i candidati di avere un’opportunità equa.
  • Eliminazione del limite dei 120 giorni, che non trova giustificazione razionale e non risponde a un principio meritocratico.

Se il Ministero non dovesse accogliere queste richieste, i docenti esclusi valuteranno la proposizione di ricorsi collettivi dinanzi al TAR del Lazio, impugnando il vincolo temporale per violazione dei principi costituzionali, comunitari e amministrativi.

L’eventuale contenzioso potrebbe chiedere:

  • L’annullamento del requisito dei 120 giorni, con conseguente ammissione ai corsi INDIRE.

Un’azione per la giustizia e l’inclusione

Invitiamo tutti i docenti coinvolti a partecipare a questa iniziativa, affinché nessuno venga escluso a causa di limiti ingiusti e arbitrari. La scuola italiana ha bisogno di insegnanti qualificati, non di ostacoli burocratici che penalizzano chi ha investito nel proprio percorso professionale.

 

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